di Rosanna Moscatelli
Tullio Nava - racconta

Scoutismo a Cantù dal 1941 al 1951

di Rosanna Moscatelli
Tullio Nava - racconta
Gli scout a Cantù  compiono 70 anni
intervista di Rosanna Moscatelli a Tullio Nava
Settant’anni fa a Cantù nasceva lo scoutismo. Primavera 1945, a guerra ormai finita. E’ un gruppo di studenti, in parte canturini, in parte sfollati dalle città, a dare inizio all’avventura scout: il figlio di Eberle, poi sindaco di Cantù, un certo Lazzaroni di Saronno, Lori di Brescia, Russenberger, figlio di un inglese, Genolini Benetti di Milano e poi Tullio Nava, Vittorio Borghi, Giannino e Antonio Brenna, Giancarlo Galbiati, Antonio Cappelletti, Attilio e Carlo Casnati.
Squadriglia Orsi
Tutti studenti delle Medie al Collegio “De Amicis” di Cantù e tutti esploratori. Formano due gruppi: la squadriglia degli “Orsi”  e la squadriglia delle “Pantere”.
I signori Andina offrono una sede presso la loro villa in Badia con un bel parco intorno per le attività.
Non manca niente: pantaloni corti blu, camicia caki e fazzolettone color mattone col bordo giallo. Assistente ecclesiastico: don Giuseppe Cremonesi.Quando la  gente  li  vede  passare per  Cantù  con  divisa,  cappello e  fiamma li  indicano come “fascisti”, perché richiamano i “Balilla” da poco disciolti.
Attraversano le strade in direzione Roccolo di Fecchio e lì ha inizio l’avventura: giochi, prime prove di vita all’aperto, primo incontro col metodo scout, col suo fondatore, con le tappe da percorrere fino alla Partenza.
Finita la guerra, gli sfollati tornano alle loro città e il gruppo si assottiglia. Nava diventa capo squadriglia degli “Orsi”  e Galbiati delle “Pantere”. Capo Riparto: Giannino Brenna.
Il primo campo estivo è in Groppera, sopra Campodolcino. Si fanno prestare tende ed attrezzature dalla Croce Rossa di Cantù e il papà di Tullio Nava compra una “Mottarone” verde e arancio.
Tutte le domeniche, dopo aver ascoltato Messa a Galliano, con le biciclette cariche di pentole, gavette e borracce, se ne vanno per i boschi del canturino.
Nei boschi imparano a costruire tavoli, palafitte, a fare i nodi e le segnalazioni. E a cucinare con un fuoco improvvisato. “Ci eravamo specializzati nel fare il risotto” – dice Tullio Nava della squadriglia degli “Orsi”.
Stampano un giornalino, di quelli ciclostilati artigianalmente: ci scrivono le attività che hanno fatto, quelle che sono in programma e gli appuntamenti.
Ormai l’avventura è lanciata e i canti e le marce, vissute lungo le strade polverose e solitarie diventano vita e passione. Le Promesse le pronunciano nella Basilica di Galliano, luogo privilegiato per le grandi cerimonie.
Sempre due le squadriglie. Per poco, perché il gruppo, privo degli sfollati, non riesce a coinvolgere altri ragazzi: restano i due fratelli Nava, Vittorio Borghi, i due fratelli Casnati, Giacomo Mauri ed Edy Riccò. Avviene così che la squadriglia delle “Pantere” si scioglie e tutti entrano negli “Orsi”.
Il secondo campo estivo, nel 1947 è piantato a Concenedo, in Valsassina, il terzo a Schilpario, il quarto a Bellamonte di Predazzo. Quest’ultimo insieme con il Como, perché nel frattempo, il “Cantù I” si era unito agli scout di Como guidati da Manoukian e dall’assistente don Titino Levi.
Don  Titino Levi – ricorda Tullio Nava – era  un prete in gambissima. Durante una salita  alla Grigna, faticosissima per me che non ero un gran camminatore, don Titino mi ha caricato  sulle spalle e mi ha portato in cima. Siamo sempre stati un bel gruppo. Con quelli del Como facevamo bellissimi bivacchi con scenette, barzellette, canti, bans. Dagli scout di Como abbiamo imparato molto”.
Tullio Nava partecipa al Campo Scuola a Colico. Zaino in spalla e via! A Colico piove spesso,  le tende si allagano facilmente durante i temporali e le padelle si lavano sulla riva del lago.
Qualche volta – racconta – nella foga del lavare, qualche padella mi scappava di mano e io, che non sapevo nuotare, tentavo di raggiungerla per non perderla. Imparavamo a nuotare proprio per recuperare padelle.  Facevamo  costruzioni ardite.  Cantavamo tanto  la  sera  al  bivacco. Ricordo ‘Sul lago Balaton’ e ‘Madonna degli scout”.
Colico è davvero una Scuola dove si insegna a vivere in profondità lo stile e lo spirito scout. Non si studia, si vive la generosità, l’aiuto reciproco, si impara a saper fare. Partecipare all’hike d’alta squadriglia è un’avventura che non si dimentica. E quando si torna da Colico si è più consapevoli e più preparati ad aiutare il  gruppo. I componenti della squadriglia “Orsi”   conseguono intanto brevetti e passaggi di classe e partecipano a Villa Erba ad un raduno regionale.
Sono chiamati a partecipare alle processioni del Corpus Domini di Cantù e nel 1948 due di loro si presentano a cavallo e in perfetta divisa. Nava sta in sella su un cavallo grigio che un contadino di Fecchio gli ha procurato. Non sa cavalcare e quindi alle redini c’è lo stesso contadino. La processione, con loro a cavallo, sembra ancora più solenne.
Non hanno mai avuto una sede stabile: dopo Casa Andina, trovano casa agli Arconi presso i Russenberger, poi in un locale della parrocchia di San Teodoro sita in Via Chiavelli, poi dai Casnati a Villa Pace.
E’ l’ultima sede ed è anche l’ultima fiammata di un generoso tentativo fatto da un gruppo di ragazzi che avevano intravisto lo scoutismo, l’avevano trovato e l’avevano seguito.
Poi, al termine degli studi superiori o impegnati nel lavoro, uno dopo l’altro prendono vie diverse. La squadriglia degli “Orsi”  si sfalda, vengono meno le attività e a poco a poco tutta l’avventura finisce.
E’ il 1951. Sullo scoutismo canturino calano anni di silenzio. Per rivedere fazzolettoni al collo, zaini e cappelloni, bisognerà aspettare il novembre 1957, quando nasce il “Cantù I”, ma dell’AGI, cioè della sezione femminile dello scoutismo, l’Associazione Guide Italiane. E in seguito, qualche anno più tardi, ritornano gli esploratori a riprendere la fiamma degli “Orsi”,  fiamma che, forse, non si era mai spenta, perché il fuoco dell’antico bivacco l’aveva a lungo, pazientemente conservata1.

1 La storia del primo scoutismo canturino degli anni 1945-1951 è stata ricostruita grazie ai racconti e ai ricordi di Tullio Nava intervistato il 3 ottobre 2012.

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